The Attorney (Far East Film Festival 2014) - Recensione
- Scritto da Redazione
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All'inizio degli anni Ottanta la Corea del Sud è attraversata da un'ondata di manifestazioni, opposizioni, rivolte contro il regime militare al governo. In questo clima vive Soon Woo-seok, interpretato da Song Kang-ho, un giovane avvocato poco interessato alle questioni politiche del suo Paese. Il suo obiettivo, infatti, è affermarsi, diventare ricco in breve tempo e ci riesce, prima come avvocato immobiliarista e poi come consulente finanziario. Sul più bello questa armonia si interrompe a causa di Jin-woo, Im Si-Wan, giovane figlio della proprietaria del ristorante preferito da Song, che un giorno scompare improvvisamente. Lo stesso avvocato trova il ragazzo detenuto in carcere. E' stato arrestato perché sospettato di essere comunista, in quanto tiene un circolo letterario a Busan in cui suggerisce ai partecipanti la lettura di classici del pensiero. Song, quindi, si incarica della difesa del giovane al processo che lo vede imputato di crimini contro lo Stato e, attraverso la sua indagine, cerca di fare luce sulla vicenda. L'uomo si appassiona così alla causa, agli ideali, al ragazzo vittima di un sistema politico che perpetra una caccia alla streghe sulla base di intuizioni. Song si trasforma, così, da avvocato di ufficio, a convinto e tenace difensore delle libertà di Jim-woo.
Premessa. The Attorney diretto da Yang Woo-seok è un film di finzione, seppur basato su fatti veri. La vicenda rimanda agli anni Ottanta in cui la Corea del Sud era governata dalla sanguinosa dittatura di Chun Doo-hwan e ogni forma di dissenso vera o presunta era repressa con la violenza più estrema. Il regista, però, non cita mai né il militare dittatore, né esplicita fatti realmente accaduti, né tanto meno chiarisce che la figura del protagonista richiama quella di Roh Moo-hyun, avvocato per i diritti umani realmente esistito negli anni in cui è ambientato il film. L'obiettivo del regista è narrare dei fatti, degli episodi: raccontare una vicenda in cui il pubblico si possa immedesimare, e al massimo riconoscere un pezzo della propria storia.
The Attorney, infatti, mostra principalmente come gli ideali, il credere fortemente in qualcosa, la battaglia per la verità possano trasformare radicalmente un uomo e conferirgli un'identità di vita. Il passaggio di Song Woo-seok da avvocato positivo, onesto, però ingordo, credente solo nel dio denaro, che vede i disordini della città come qualcosa di vacuo, in attivista convinto del potere della verità e della giustizia, questa trasformazione è la vera protagonista della pellicola. Song Kang-ho offre una convincente interpretazione in quanto il suo cambiamento non è repentino, ma costruito sulla graduale acquisizione delle sconvolgenti scoperte delle azioni di uno stato criminale e corrotto. Questa transizione si esplicita nel volto dell'uomo. All'inizio il suo viso appare solcato da un sorriso quasi ebete, per poi irrigidirsi in una faccia seria, tesa, pulsante quando, durante il processo, il fervore della verità lo infiamma. Per questo il regista non si stacca mai da Song, trovando quella distanza che possa mettere bene a fuoco il volto vibrante dell'attore. E' Song, dunque, il vero metronomo della storia. Il regista, infatti, calibra l'intensità narrativa della storia in base alla crescita emotiva del personaggio. Ciò evita la presenza di scene madri durante il processo e di poter infondere maggiore consapevolezza della vicenda in chi guarda. Il dramma, quando nel finale esplode, non risulta scontato poiché trionfa la forza del più forte che ha la meglio sulla verità, ma non sull'avvocato Song che è riuscito a far emergere la violazione dei diritti umani sofferta con la tortura dai ragazzi incarcerati.
The Attorney non è, infine, un film buonista o prevedibile, perché non alimenta speranze e non cerca nella giustizia il baluardo contro ogni male, ma narra dei fatti, delle vicende, racconta come l'uomo possa ancora battagliare in nome dei propri ideali e difendere ciò in cui crede.