Blood - Recensione
- Scritto da Roberta Bonori
- Pubblicato in Film in sala
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Isola di Hilibre, vicino Liverpool. Tra la povertà e le assurdità della vita quotidiana, i due fratelli Joe (Paul Bettany) e Chrissie (Stephen Graham), in quanto agenti della polizia locale, si ritrovano ad indagare sull'efferato omicidio di una ragazza dodicenne. Convinti di perseguire una giusta pista, Joe e Chrissie tentano di incastrare Jason Buliegh (Ben Crompton), dall'identità più che sospetta. Solitario, con una fedina penale già sporca e strane ossessioni per le ragazzine. Il colpevole ideale. Ma Jason viene rilasciato per mancanza di prove: giustizia non è fatta. Ma l'isola, lì dove la marea si abbassa per poi rialzarsi inesorabile, sembra non seguire le leggi che vigono sulla terraferma....
Il film di Nick Murphy, prima opera significativa dopo l'horror 1921 - Il mistero di Rookford, merita di sicuro il costo del biglietto.
I toni freddi, il cromatismo quasi gelido ma efficace, centrano il punto in Blood, che è esattamente ciò che si era prefissato di essere: un ottimo 'thriller umanistico'. Ci permettiamo di utilizzare questa terminologia poiché, alla base del plot, il fulcro della vicenda raccontata è insito nell'uomo: il senso di colpa, l'espiazione, la riluttanza. In questo film si lotta contro se stessi, gli assassini o i presunti colpevoli non c'entrano. Ci sono solo gli uomini, e il loro essere fallaci, deboli, imperfetti.
Di certo però, e c'è da puntualizzarlo, è lontano anni luce dall'essere il nuovo Mystic River, come si è vociferato in giro. Cosa manca? Probabilmente l'estro, il subdolo tormento interiore, che seppure non è assente, in Blood rimane su un piano consono unicamente a mandare avanti la narrazione. Non un male dunque, ma gli manca quel qualcosa che ti fa rimanere sveglio tutta la notte a fissare il soffitto, interrogandoti sui mille modi che il destino e noi stessi ci riserviamo per farci del male.
Oscuro, cupo, noir quanto basta e pieno di fascino british: noi ci sentiamo di dargli una chance.
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